Questa è la prima mostra personale di Abel Herrero (La Habana, Cuba, 1971) nella Città di Brescia, ospitata al MO.CA: centro per le nuove culture che sostiene e divulga ricerche e linguaggi artistici provenienti da geografie culturali diverse e volti a suscitare un intenso dibattito critico attraverso mostre, percorsi ed eventi capaci di coinvolgere e sensibilizzare il pubblico su argomenti legati al contesto geopolitico e socioculturale contemporaneo.
In questa direzione si colloca la personale “In the Mirror” di Abel Herrero, artista di origine cubana che affronta temi di portata globale attraverso le arti visuali, ma anche la filosofia e la letteratura, affidando alla figurazione il compito di rivelare problemi e inquietudini attuali e portando le sue opere a sperimentare la dimensione monumentale e ambientale.
Nelle Sale Neoclassiche Herrero dispone, come in una litania sintetica, pochi dipinti appositamente concepiti e realizzati in grande formato: tele inedite dominate da volti animali, ritratti chiamati a interrogarci sulla dimensione etica che stiamo assumendo di fronte alla nostra epoca.
L’allestimento invita il pubblico a prendere parte ad una pièce teatrale in cui lo sguardo deve avere la forza di alzare il sipario dell’ipocrisia e della dimenticanza per affrontare direttamente paure e vergogne, mistificazioni e violenze, attraverso il disvelamento dell’immagine.
Anche in questa esposizione il ritratto è il genere d’elezione che per Herrero ha il compito di affrontare tematiche fondamentali e fondative della sua produzione, quali libertà, repressione e violenza. Il progetto si pone così lungo una strada coerente e di grande riflessione che ha visto un precedente nella mostra “Removed”, realizzata nella sua città natale nel 2017 e accompagnata dal pensiero critico di Demetrio Paparoni ed Eugenio Viola. In quell’occasione Herrero ritraeva su tele di grandi dimensioni i volti dei più importanti poeti e intellettuali russi perseguitati, umiliati e uccisi dallo Stalinismo negli anni della sua massima ferocia repressiva, tentando di far emergere e mostrare, nella Cuba post-sovietica, identità culturali rimaste anonime per sessant’anni, durante la lunga e polverosa censura castrista.
Nella mostra a Brescia Abel Herrero propone un dialogo di sguardi e confidenze tra i soggetti rappresentati nei dipinti e quelli presenti fisicamente nello spazio, proponendo nuovamente il tema del ritratto ma da una prospettiva più antropologica, dalla quale invita a guardarci, a riflettere e rifletterci sulla sottile superficie che ci separa dal non umano. Completano la mostra due sculture intitolate Vasi comunicanti, veicoli di una esperienza sensoriale olfattiva che ha l’intenzione di suscitare nello spettatore un forte coinvolgimento emotivo. La realizzazione di questa installazione nasce dalla collaborazione con Antonio Gardoni – Bogue Profumo.
BIOGRAFIA
Abel Herrero è nato a L’Avana nel 1971, dove inizia la sua formazione artistica e realizza le prime mostre personali. Dal 1994 vive e lavora in Italia dove ha maturato la sua ricerca confrontandosi con importanti figure dell’avanguardia italiana. In Italia vive e risiede tra Milano, Parma, Venezia e la Toscana senese e intraprende studi sull’iconografia e la rappresentazione simbolica nell’arte Europea.
La sua produzione artistica spazia da pittura e scultura a installazioni e fotografia. La ricerca pittorica di Herrero si muove in un territorio di confine tra figurativo e non figurativo, in cui l’elemento cromatico viene elevato a contenuto concettuale mediante azioni di sottrazione della materia pittorica, nell’azione gestuale e veloce. Il risultato è una pittura potente, essenziale e priva di retorica virtuosistica, dove anche il tempo di lavorazione ha un ruolo determinante nella logica costruttiva dell’opera.
Da sempre la pittura di Herrero indaga il rapporto uomo-natura. All’interno di questa relazione assistiamo a una riflessione sul concetto di saturazione, fenomeno che consiste nel portare al limite, all’esasperazione, i valori di resistenza di un corpo o di un elemento. Nella prassi pittorica l’artista opera una saturazione cromatica servendosi del colore puro. Ne risulta in questo modo una pittura potente in cui il soggetto medesimo diventa puro colore. Si annulla così la distinzione tra valenza cromatica e tematica, il soggetto diventa cromia e il colore diventa soggetto. In questo modo, i suoi soggetti apparentemente innocui – un ritratto, un paesaggio o un animale – rivelano un messaggio che testimonia il forte impegno sociale e politico dell’artista.
“Credo nella grande possibilità dell’artista, nel mio caso del pittore e della pittura, di poter igienizzare l’immagine dall’inquinamento di contenuto a cui è sottoposta, sottraendola alla nausea dell’iperconsumo visivo. La pittura nella sua povertà e umiltà diventa nuovamente il mezzo ideale nel rappresentare l’essenza del mondo e la verità del soggetto, qualsiasi esso sia.”
Tra le principali esposizioni personali si evidenziano: “Viaggio di luce – Claudio Parmiggiani e Abel Herrero”, 2023, Palazzo Medici Riccardi – Museo Novecento, Firenze; “Cromocracy”, 2022, Venezia, in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia; “Éter”, 2019, Ipogei Motta, Matera, in occasione di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura; “M’è verde il naufragare in questo mare”, 2017, Sala delle Pietre, Todi; “Removed”, 2017, Biblioteca Nazionale di Cuba, La Habana, nel centenario della rivoluzione russa; “Roma. Elettri città”, 2014, Roma, in omaggio a Walter de Maria; “Paesaggio e limite”, 2014, MAXXI, Roma; “Invasi”, 2013, Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia.
