Millennials è una iniziativa nata quattro anni fa per dare nuova linfa e nuova struttura all’attenzione che storicamente AAB ha avuto nei confronti degli artisti delle nuove generazioni.
“Giovani presenze” si chiamava in passato questo appuntamento, entrato nella vita e nella tradizione di AAB e che è stato trampolino di lancio per tanti brillanti percorsi artistici.
L’incontro con Ilaria Bignotti e Camilla Remondina che professionalmente monitorano, orientano e incoraggiano – con puntualità e sagacia – una nuova generazione di artisti, ha originato il percorso di Millennials. Dopo soli quattro anni, proprio nell’anno i cui AAB diventa ottuagenaria, Millennials diviene qualcosa di più: un format, un percorso, un progetto strutturato e organico. La collaborazione di AAB con MO.CA – affidato, a sua volta, alla supervisione artistica di Ilaria Bignotti – genera infatti quest’anno un doppio appuntamento: tre millennials “debuttanti” portano le loro opere, ovvero la freschezza dei loro linguaggi, nella nostra galleria, mentre a MO.CA – Centro per le nuove culture in via Moretto tornano alcuni degli artisti che nei primi anni erano saliti alla ribalta dei Millennials in Vicolo delle Stelle.
Il tutto in un progetto unitario, utilmente dislocato su due sedi.
In tempi accelerati e convulsi è interessante vedere il percorso compiuto in questi anni e verificare i nuovi approdi di Alice Faloretti, Manuel Gardina, Silvia Inselvini, Fabio Lombardi, Francesca Longhini, Serena Nicolì e Giovanni Rossi. Nomi diventati familiari al pubblico di AAB e di cui è interessante seguire i nuovi passi artistici.
In AAB invece, quest’anno scopriremo le inquietudini e le cifre espressive di Giada Crispiels, Giovanni Gandolfi e Fabio Ingrosso.
AAB non opera come galleria privata, non agisce sul mercato, non promuove commercialmente questo o quella artista. Però “investe” su questi giovani offrendo loro una ribalta di valore storico, un catalogo che documenta a che punto è il loro percorso espressivo, un pubblico avvertito e sapiente pronto a cogliere vocazioni autentiche e linguaggi innovativi.
Il fatto poi che le curatrici abbiano scelto quest’anno un titolo evocativo e potente – “Amore mio” – in linea con le citazioni colte del passato, conferma una delle ambizioni più radicali del ciclo Millennials: offrire uno specchio in cui artisti che oggi hanno fra i trenta e i quarantacinque anni mettono a nudo sogni e ambizioni, origini e progetti, e non lo fanno da soli ma in dialogo con coetanei egualmente generativi e impegnati. Millennials non ha un traguardo prefissato ma, con questa nuova tappa, si conferma un progetto ambizioso e previdente, che ha davanti a sé un orizzonte senza steccati.
